Durante l’emergenza Covid, i lavoratori dello spettacolo sono scesi in piazza per protestare contro la chiusura di cinema e teatri e per chiedere ammortizzatori sociali idonei. “Ci sentiamo invisibili” hanno detto. Molte persone sentendo questa frase probabilmente pensano: gli attori? Invisibili? Ma come, stanno sempre a farsi vedere quelli! Invisibili dove? E poi sono ricchi scusa, sono famosi, fanno la bella vita, che cos’hanno da protestare? Chiudono i negozi, le aziende, le fabbriche e questi privilegiati protestano! Ma non si vergognano?

In questo pensiero si nascondono diversi equivoci:

  • I lavoratori dello spettacolo non sono solo gli attori, ma anche tutte le maestranze, tutti coloro che dietro le quinte lavorano per rendere possibile la realizzazione di uno spettacolo o di un film: macchinisti, elettricisti, sarte, organizzatrici/ori, cameramen, attrezzisti, costumiste/i, fonici, tecnici luci, light designer, assistenti, ecc…ecc..ecc…Quando il settore spettacolo si ferma, si fermano tutti loro.
  • Gli attori e attrici ricchi e famosi sono una piccolissima minoranza e anche i più noti in Italia, guadagnano cifre lontanissime dai cachet milionari dei loro colleghi americani.
  • Tutti i mestieri legati allo spettacolo sono precari e sono sempre precari non soltanto durante un’emergenza come quella sanitaria in atto.
  • In Italia, a differenza di altri paesi europei, i lavoratori dello spettacolo, hanno scarsissime tutele, in certi casi, non ne hanno proprio. Il fatto che amino il loro mestiere non autorizza le istituzioni a pensare che lo vogliano fare gratis, rinunciando a tutti i diritti di cui godono gli altri lavoratori.
  • La sensazione che il lavoro artistico nel nostro Paese non sia considerato un vero e proprio mestiere e non sia valutato necessario per la crescita culturale e spirituale della società è più di una sensazione, è una certezza e chiunque sia minimamente attento a ciò che gli accade intorno, lo sa bene.

    Se proprio volessimo una riprova, di questa fondamentale sottovalutazione e sottostima di una nobile e antichissima professione, basterebbe ricordarsi della domanda che ogni attore si è prima o poi sentito rivolgere: “Che fai nella vita?” “L’attore” “No ma dico, di lavoro?”